LA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE UNIVERSITARIA COME STRUMENTO DI DIPLOMAZIA SCIENTIFICA

di Gian Battista Parigi 

Università degli Studi di Pavia

 

L’incontro fruttuoso e sinergico fra i Consoli Onorari (= diplomazia) e l’Università (= scienza), quale quello realizzato   fra UCOI e Università di Pavia, è la rappresentazione icastica di cosa può essere la “diplomazia scientifica”, cioè il ricorso ad attività tipicamente universitarie per favorire l’incontro e la collaborazione fra i popoli, ed in particolare fra l’Italia ed i Paesi partner.

Per approfondire le caratteristiche di questa attività – la cooperazione internazionale universitaria -  farò ricorso al famoso aforisma di S.Tommaso “Omne trinum est perfectum” (Summa Theologiae) suddividendo la mia presentazione in tre terne di definizioni.

La prima terna è relativa alle finalità che la cooperazione internazionale deve perseguire, ed è espressa da tre termini inglesi ormai acquisiti nella terminologia della cooperazione, anche perché difficilmente traducibili in italiano: empowerment, ownership e capacity building.

Empowerment”, cioè sviluppo come liberazione dall’esclusione e quindi possibilità per ogni essere umano di dispiegare i suoi diritti e le sue capacità. “L’empowerment si focalizza sugli individui, cerca di cogliere se essi sono all’interno di un percorso con il segno positivo, qualcosa che assomigli ad un progresso, ma anche e soprattutto all’interno delle persone e delle comunità locali. Empowerment è accresciuta consapevolezza”. (1)

Se si vuole realmente favorire lo sviluppo endogeno dei Paesi partner, in particolare di quelli africani, è necessario trasmettere alle future classi dirigenti di questi Paesi le conoscenze etiche, concettuali, manageriali che le rendano capaci di promuoverne lo sviluppo: questo è il concetto insito nella parola “empowerment”, traducibile più come “capacitazione” che come “presa di coscienza” o “emancipazione”. Questo processo può essere certamente stimolato e favorito dall’interazione con le Università, chiamate per loro specifica missione alla formazione delle giovani generazioni, in tutti i campi del sapere implicati nello sviluppo umano integrale di una popolazione.

Lo sviluppo come ownership: partecipazione ma anche il far proprio, l’interiorizzare il processo di allargamento delle capacità personali, la libertà di non dover dipendere, nemmeno dagli aiuti che arrivano dai Paesi “ricchi”. Solo attraverso la ownership  l’ empowerment non rimane un concetto avulso dalla realtà pratica, o peggio subìto come imposizione ad un’attività non concepita come “propria”, bensì viene interiorizzato e sentito come parte del proprio personale progetto di vita e di sviluppo.

L’acquisizione di nuove conoscenze e conseguenti capacità, interiorizzate come proprie, rende pratico e concreto il concetto di capacity building, “costruzione delle capacità” delle giovani generazioni dei Paesi partner a gestire un ospedale, organizzare un database, sviluppare una fabbrica, fondare una Università, guidare un governo, stimolare cioè lo sviluppo integrale del proprio Paese.  Si tratta quindi, in estrema sintesi, del passaggio dalla aid effectivenessalla development effectiveness auspicato già nel Fourth High Level Forum on Aid Effectiveness celebrato nel Novembre 2011 a Busan, Corea del Sud: dall’efficacia dell’aiuto all’efficacia per lo sviluppo, quale unica possibile soluzione per garantire un reale sviluppo sostenibile dei Paesi partner.

La seconda terna di definizioni rappresenta le caratteristiche che dovrebbero connotare ogni progetto di cooperazione internazionale, e che mi piace definire come “le tre S della cooperazione”: Strategia, Sinergia, Sostenibilità.

Ogni progetto di cooperazione deve nascere da una precisa visione strategica che prenda in debita considerazione le peculiarità ambientali, culturali, religiose, geografiche, storiche dei luoghi e delle persone che il progetto stesso vuole servire (i beneficiari, diretti e indiretti). Non vi è più posto per interventi parcellari e scoordinati, originati magari da una pur apprezzabile reazione emotiva o da un casuale sovrapporsi di coincidenze e sviluppati senza un adeguato e preventivo studio delle problematiche che il progetto stesso vorrebbe affrontare.

Le molteplici e complesse sfaccettature dei problemi presenti nei Paesi partner fanno sì che le competenze specifiche di una singola organizzazione della società civile (OSC), o di una Università, o di un ente pubblico, o di una istituzione privata non siano sufficienti a fronteggiarli adeguatamente. Si rende quindi necessario unire le multiformi e svariate competenze di ognuno in un approccio sinergico che le potenzi vicendevolmente:  ad esempio, le OSC vantano spesso una grande conoscenza dei luoghi in cui sono presenti da anni, ed hanno una buona capacità logistica, ma non dispongono dei mezzi culturali avanzati necessari per un adeguato affronto dei problemi; per converso le Università possono fornire questi mezzi, ed appoggiarsi alle OSC per supplire alle proprie carenze logistiche o di coinvolgimento con le popolazioni da servire.  Lo stesso può dirsi delle interazioni pubblico-privato, ancora da studiare a fondo in tutte le loro potenzialità. In questo stesso ambito ricade l’attuale esperienza di collaborazione fra UCOI-UCOIM  e Università: una sinergia ancora tutta da esplorare ma potenzialmente di grande interesse. Altrettanto fondamentale a questo proposito è il coinvolgimento dei partner locali nella ideazione e concretizzazione stessa dei progetti di sviluppo insieme disegnati: “co-operare” nella sua stessa etimologia implica il passaggio dal “lavorare per” al “lavorare con”.

Per finire, “sostenibilità” è una delle parole-chiave di ogni intervento di sviluppo, al punto tale da essere stata prescelta dall’ONU per definire l’Agenda 2030, nella definizione dei 17 Sustainable  Development Goals, che - a differenza dei precedenti otto Millennium Development Goals (2000-2015) -  si indirizzano all’intera popolazione del Pianeta e non solo a quella dei Paesi un tempo definiti “in via di sviluppo”. Un progetto che non sia sostenibile nel tempo (“meglio che niente, almeno facciamo qualcosa !”)  comporta il grave rischio di lasciare dietro di sé una situazione peggiore di quella esistente prima della sua realizzazione. 

Consentitemi un esempio forse banale tratto dalla mia esperienza di chirurgo pediatra. Immaginate due bambini affetti entrambi da labioschisi, o “labbro leporino”, viventi in due villaggi africani vicini. Le rispettive famiglie sono ormai rassegnate alla situazione, ritenuta magari una maledizione lanciata da qualche witch doctor e comunque irrimediabile. Una équipe di chirurghi plastici europei giunge in missione “una tantum” e corregge con successo la malformazione in uno di questi bambini: la madre dell’altro viene informata della cosa, e piena di speranza corre a portare il proprio piccolo ai grandi medici venuti da lontano, solo per scoprire che sono partiti il giorno prima e che non torneranno mai più. Pensate davvero che la sua rassegnazione sarà uguale a prima?

La terza terna di termini è relativa alla caratteristica scansione tripartita della “mission” universitaria, tipicamente definita come Formazione, Ricerca e Terza Missione (meglio definita come “impegno civile” oppure “outreach”). La declinazione di questi termini nel mondo della cooperazione internazionale universitaria è attualmente oggetto di una approfondita rivisitazione, grandemente favorita dalla interazione (sinergia !) fra i 40 Atenei italiani riuniti nel Coordinamento Universitario per la Cooperazione allo Sviluppo (CUCS), organizzazione riconosciuta formalmente dalla Conferenza  dei Rettori delle Università italiane (CRUI). Quanto segue è largamente basato su documenti in costante elaborazione da parte del CUCS, e rappresenta la base concettuale sulla quale si vogliono sviluppare i futuri progetti di collaborazione con i Paesi partner e con tutti gli stakeholders della cooperazione, ovviamente inclusa l’UCOI.

Per quanto attiene l’Alta Formazione, ci si propone di arricchire con nuove professionalità i percorsi formativi offerti dalle Università sia agli studenti italiani interessati alla cooperazione internazionale sia soprattutto a quelli dei Paesi partner, da preparare e specializzare in specifiche aree professionalizzanti, preferibilmente nelle stesse Università locali adeguatamente supportate ed integrate dalla collaborazione con gli Atenei italiani. Scopo di questa attività formativa è preparare professionisti in grado di svolgere un ruolo originale e proattivo nelle trasformazioni della società, nel Nord e nel Sud del Mondo.  

Secondo aspetto della mission universitaria è la Ricerca per lo sviluppo locale, capace di condividere con le Università dei Paesi partner i più avanzati strumenti di ricerca scientificadestinati a produrre innovazione mediante l’elaborazione di nuovi modelli di sviluppo appropriati, partecipati, condivisi e in grado di creare sviluppo autonomo, associati al relativo necessario trasferimento tecnologico. Un ulteriore, nuovo ambito di ricerca per lo sviluppo è quello legato alla valutazione dell’efficacia, efficienza ed impatto dei progetti implementati, basata su metodologie allineate allo stato dell’arte delle buone pratiche internazionali.

La terza missione universitaria, declinata nel mondo della cooperazione internazionale allo sviluppo, è appunto quella che possiamo definire Diplomazia Scientifica, tema fondante questo scritto. Fra le diverse possibili definizioni del concetto sottolineiamo il contributo che le Università possono dare al dialogo fra i popoli partendo dalla vasta rete di relazioni internazionali, di reciproca conoscenza e di dialogo di cui molti Atenei dispongono. Fra le espressioni della diplomazia scientifica, oltre alla promozione della cooperazione scientifica fra istituzioni di Paesi diversi, possiamo annoverare le attività di capacity building delle amministrazioni pubbliche di ogni livello nella formulazione di politiche e programmi congiunti, oppure la promozione del potenziale innovativo di un territorio  mediante le attività prima descritte di ricerca per lo sviluppo, che includano anche la condivisione di conoscenze, infrastrutture, personale qualificato.  Un particolare aspetto della diplomazia scientifica risiede nella lunga tradizione di interazione che le Università hanno con il settore pubblico e quello privato, che le pone quindi nella posizione di facilitare i rapporti fra i diversi settori. Ricordiamo infine a questo proposito come molti dirigenti e professionisti oggi operanti in posizioni di alto rilievo nei Paesi partner siano stati formati presso Atenei italiani, e mantengano così col nostro Paese rapporti privilegiati di conoscenza ed impegno nei rispettivi reciproci campi di interesse.

Con questo richiamo alla diplomazia scientifica possiamo così chiudere il cerchio e tornare al passaggio iniziale di questo scritto, dove si giustapponevano le peculiarità dell’ UCOI – UCOIM e dell’Università di Pavia. Per dare un significato concreto ed operativo (o se si preferisce, richiamando qualche riga sopra, un significato strategico, sinergico e sostenibile) a questa interazione, i due enti hanno sottoscritto nel dicembre 2021 un Accordo Quadro di Partenariato, declinato poi in una serie di possibili iniziative pratiche  immediatamente realizzabili.

Anche qui ne proponiamo una terna, sempre in omaggio a un grande accademico e dottore della Chiesa  quale S.Tommaso d’Aquino:

  • La nostra Università – attraverso la Commissione per la Cooperazione Internazionale allo Sviluppo(CICOPS), che  mi onoro di presiedere - bandisce ogni anno una serie di borse di studio, destinate a giovani accademici in staff presso le Università dei Paesi partner, al fine di potenziarne le capacità didattiche e di ricerca. Le borse vengono assegnate sulla base del valore del CV del candidato e del progetto proposto; da regolamento, a parità di valore scientifico delle candidature ricevute, viene data la priorità a quelle di studiosi provenienti da Università che abbiano in atto un MoU con il nostro Ateneo. Sulla base dell’accordo stretto con l’UCOI, la stessa corsia preferenziale  viene offerta ai candidati formalmente presentati da un Console onorario appartenente all’UCOI-UCOIM.
  • Qualora un Console Onorario volesse intraprendere iniziative a favore del sistema universitario del Paese rappresentato, fruendo di donazioni, fund raising, cene benefiche e quant’altro necessario per il finanziamento di una borsa di studio, la nostra Università gli può mettere a disposizione la capacità logistica e di accoglienza di giovani studiosi stranieri solidamente sperimentata appunto con le borse CICOPS, assumendoci la responsabilità della selezione dei candidati in base al valore scientifico delle proposte avanzate, senza rinunciare in alcun modo ai più elevati standard di qualità. L’Università garantirebbe inoltre l’esenzione da ogni tipo di tassa di frequenza per l’accesso a biblioteche, laboratori, strutture ospedaliere, a tutte le strutture cioè della rete formativa accademica. 
  • Un’iniziativa di più ampio respiro e più a lungo termine potrebbe essere l’organizzazione di eventi congiunti, anche in modalità online per semplificarne lo svolgimento, in cui realizzare una “triangolazione” fra UCOI-UCOIM, Università di Pavia ed Università dei Paesi rappresentati Questa iniziativa potrebbe inserirsi nell'ambito di una strategia più complessiva tesa a delineare insieme la direzione e gli obiettivi che si intendono perseguire congiuntamente, coinvolgendo ove ritenuto opportuno anche CUCS, MAECI e AICS.

Il sistema universitario italiano rappresenta un patrimonio inestimabile in termini di varietà e profondità di competenze, sia per quanto riguarda i diversi settori scientifico-disciplinari, sia per quanto riguarda specifiche aree geografiche, ed è alla costante ricerca di occasioni e di luoghi dedicati allo scambio delle conoscenze: convegni, seminari, dibattiti aperti, pubblicazioni. L’UCOI e l’UCOIM configurano un altrettanto vasto patrimonio di rappresentanza del mondo nel nostro Paese e del nostro Paese nel mondo.

Cosa possa nascere da questa interazione trova il suo unico limite nella nostra immaginazione e reciproco impegno. Come disse un giorno il mahatma Gandhi: “…dobbiamo avere il coraggio di nutrire un sogno e le competenze per realizzarlo”. Sulle competenze non c’è dubbio, sul coraggio… sta a noi. 

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  • G.Vaggi: La cooperazione come empowerment e dialogo. In: V.Cani, G.B.Parigi (a cura di) Le radici della cooperazione internazionale all’Università di Pavia.Centro Internazionale Cooperazione per lo Sviluppo- CICOPS Università degli Studi di Pavia, giugno 2012, pag. 79 ISBN 978-88-907440-0-6 

 

 


 nota sull'autore

Il Professore Gian Battista Parigi è Direttore della Scuola di Specializzazione di Chirurgia Pediatrica presso l' Università degli Studi di Pavia; Presidente del Centro Internazionale per la Cooperazione allo Sviluppo (CICOPS) della Università di Pavia; Coordinatore del Centro per la Cooperazione Internazionale presso IRCCS Policlinico "S.Matteo" di Pavia e Presidente UEMS Section and Board of Paediatric Surgery di Bruxelles.


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