Scienza e Istituzioni unite contro il CoVid19. Consoli in prima linea.

                Il COVID-19 è parte della nostra quotidianità ed ormai siamo consapevoli di quanto radicalmente imporrà un cambiamento di abitudini e comportamenti a livello globale, se non altro nel medio periodo. Le notizie e le cronache di tutto il mondo ci restituiscono uno scenario distopico, quasi come in un romanzo di George Orwell o in un hollywoodiano film apocalittico. In un contesto dai contorni così fumosi e poco chiari, le nostre certezze, anche quelle più intuitive, vacillano. L’insicurezza è, in effetti, un sentimento che ci accomuna tutti quanti. In tal senso, il cosiddetto Coronavirus è la quintessenza della democraticità. Colpisce indiscriminatamente dal ceto, dalla nazionalità, dalla classe o da qualsivoglia categoria sociale cui siamo abituati. Di conseguenza stride ancora più rumorosamente il confronto con quelle istituzioni politiche, siano esse locali, nazionali o sovranazionali, che della democrazia si fanno promotrici ma che sono messe a dura prova nel formulare risposte efficaci. Le politiche sperimentate in questi mesi ad alcuni potrebbero apparire disordinate e confuse rievocando ciò che Anthony Giddens definì “istituzioni-guscio”, ossia istituzioni inadeguate a compiere i ruoli per cui sono nate. 

     Tuttavia, con una maggiore lucidità, per quanto sia possibile averne in questi difficili momenti, più che inadeguatezza, cioè che emerge è la complessità dell’unire il mondo politico con quello medico-scientifico. Le novità scientifiche del Coronavirus hanno sicuramente costretto il settore ed il personale sanitario a rincorrere, a fare sacrifici enormi per i quali noi tutti dobbiamo ringraziare dal profondo. D’altro canto, la pandemia globale, per la Politica, ha rappresentato, al pari dell’11 Settembre, quel Cigno Nero che secondo il matematico libanese Nassim Taleb frantuma le convinzioni e spazza via le certezze. Cercando di razionalizzare la tragedia di questi ultimi mesi e con uno sguardo rivolto al futuro, la sfida profonda è quella di tracciare un solco comune in cui politica e scienza possano coesistere. 

     Nella convinzione che il rischio biologico, al pari di quello ambientale e demografico, siano le sfide che l’umanità ha davanti, il Coronavirus ci ha messo crudelmente di fronte all’esigenza di una vera e propria Rivoluzione Copernicana del nostro modo di vivere e delle nostre istituzioni. Le due materie infatti poggiano su paradigmi molto differenti la cui unione ha, fino ad adesso, restituito un vocabolario ibrido e dal difficile utilizzo per le persone comuni e per le fasce più deboli della società, che nondimeno sono colpite dal COVID-19. Il sentimento di smarrimento di queste ultime è amplificato altresì dalla mancanza d’informazioni certe e di dati attendibili. In un mondo in cui il “Numero” e l’analisi quantitativa sono sinonimi di rigore e certezza, l’assenza di statistiche certe e solide ha creato un buco nero nella nostra capacità di vedere la direzione in cui ci stiamo dirigendo. Nella cecità in cui ci troviamo, quei valori fondamentali, come solidarietà e compassione, riprendono slancio anche in un contesto internazionale, dove spesso si ritrovano stritolati dalle dinamiche inter-statali. 

     Circa un secolo fa, il mondo visse un breve ma intenso periodo all’insegna della cooperazione e dell’aiuto reciproco sull’onda della fine della Prima Guerra Mondiale e con il supporto del pensiero politico del Presidente americano Woodrow Wilson. Come oggi, anche all’epoca, la popolazione europea sviluppò un comune sentimento di estrema fragilità a causa dell’innovativo impiego, durante il conflitto mondiale, di gas asfissianti che, come riportano le testimonianze dei soldati, uccidendo senza ferite evidenti, ti facevano sentire violato ed inerme. Non a caso, la retorica politica e giornalistica di questi giorni, paragona la lotta al Coronavirus ad una guerra e, pur mantenendo un doveroso rispetto verso le sofferenze dei combattenti, anche noi siamo come i soldati paragonati da Ungaretti alle foglie d’autunno: in precaria attesa e con un grande senso d’impotenza e di fragilità. 

     L’umanità è andata avanti e vi sono forti differenze rispetto a quell’atroce periodo. Ad oggi, non sembra esserci un fondamento ideologico forte come il Wilsonismo, ma  fortunatamente la cooperazione internazionale si è decisamente intensificata così come il progresso medico-scientifico. Oggi più che mai siamo consapevoli della nostra interdipendenza a livello globale, nel bene e nel male. Sicuramente l’esperienza che stiamo vivendo ci ha ancora una volta ricordato quanto sia giusto, ancor prima che necessario, stringerci anche a livello internazionale ed intendere la cooperazione verso le periferie del mondo come una nostra responsabilità. 

     Il progetto “COVID-19: infezione, prevenzione e controllo” è un perfetto esempio di come la dimensione politico-istituzionale e quella scientifica possano collaborare e farsi interpreti della risposta alle richieste di aiuto, in special modo quelle provenienti dalle aree più fragili. Frutto della sinergia tra Istituzioni di natura diversa ma accomunate dall’intento di dare un contributo fattuale alla lotta contro la pandemia da CoVid19, il progetto ha dato corso alla realizzazione e diffusione di un video corso destinato al personale formale e informale delle strutture sanitarie di base. 

 

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     Il materiale proposto offre una panoramica sulle attuali conoscenze scientifiche riguardo al virus ed affronta la tematica degli strumenti da adottare per la prevenzione ed il controllo delle infezioni, sia in termini di misure universali (da adottare sempre, a prescindere dalla natura della epidemia) sia nello specifico dell’attuale emergenza. Si tratta di una iniziativa di formazione che ha l’ambizione di tradurre concetti complessi in linee guida di pronta applicazione, in special modo nei luoghi dove l’azione del personale sanitario è resa più complessa da preesistenti condizioni di sistema. 

     Fautori della iniziativa, garanti della solidità e del rigore scientifico dei contenuti proposti sono il Centro di Salute Globale della Regione Toscana, che vanta una lunga esperienza in ambito di cooperazione sanitaria internazionale, l’Ospedale pediatrico Meyer di Firenze, il Centro Studi U.C.O.I. e la Università degli Studi di Firenze. Da un punto di jvista istituzionale, il contributo essenziale dell’Unione Consoli Italiani (U.C.O.I.) e dell’Unione Consoli Italiani nel Mondo (U.C.O.I.M.) garantisce la possibilità di una diffusione capillare del materiale formativo sia attraverso la vasta rete di rappresentanza diplomatico-consolare sul territorio nazionale sia tramite la diffusa ramificazione dei Consolati Onorari italiani a livello globale. Una divulgazione delle linee guida che si auspica ancora più agevolata dal fatto che il video corso sia disponibile in quattro lingue (francese, inglese, italiano e spagnolo), e facilmente accessibile in forma gratuita affinché possano fruirne i centri di sanità di tutto il mondo, in special modo quelli più periferici e dei Paesi a risorse limitate. In tal senso, tale iniziativa propone un valido esempio di coesistenza tra scienza e politica, che si compenetrano per il beneficio della comunità ed all'insegna di una genuina cooperazione internazionale.

 

Michele Benazzo 

Francesco Orlando


Note sull’autore: 

Michele Benazzo, laureato in Scienze Politiche e Storia presso l'Università degli Studi di Pavia, ha proseguito i suoi studi conseguendo dapprima una Laurea Magistrale in Relazioni Internazionali presso l'Università degli Studi di Padova ed in seguito una seconda in Terrorismo e Violenza Politica presso University of st. Andrews, Scozia. 

Ha lavorato come analista di sicurezza presso Amaplast-Confindustria, Milano e nella Risk Assessment Unit del Parlamento Europeo a Bruxelles. Si occupa di terrorismo e storia del terrorismo, sicurezza internazionale, global governance e relazioni internazionali.

Francesco Orlando, laureando in Studi Internazionali della Università degli Studi di Firenze, collaboratore del Consolato della Repubblica dello Yemen di Firenze e editor dei contenuti del sito www.ucoi.it.

 

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